Parco del Cilento e Vallo di Diano: dove domina la natura

Arrivo nel Parco sperando di assistere al risveglio della natura. Dell’uomo solo tracce, tra case abbandonate e spiagge deserte; qui egli ha promesso protezione al verde, l’unico vero padrone di questo luogo.

Comunità montana Monte Stella

Perdersi. È l’unico modo in cui affrontare l’incredibile estensione del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. È  esattamente quanto provo nell’avvicinarmi ai primi comuni che fanno parte dell’area protetta: una profonda sensazione di sconfinatezza, di meravigliosa enormità, in cui io altro non sono che un puntino insignificante. Guardo la mappa. Sono circa ottanta i comuni compresi nel Parco, senza contare i 15 delle cosiddette Aree Contigue.
“È enorme”, penso nell’osservare la zona in verde della mappa, quella che indica i confini del “gigante verde” che mi accingo ad esplorare. Ci vorrebbero settimane per descriverlo tutto, anche solo superficialmente. Per fortuna non sono qui per questo. Non esattamente almeno.

Dalle finestre si intravedono le colline retrostanti

La mia “missione”, oggi, è quella di cercare qualcosa che in questo punto esatto dovrebbe rivelare a pieno le sue sembianze. Una leggenda, una divinità, o meglio, qualcosa che nella storia dell’uomo ha rappresentato un po’ entrambe queste definizioni. La rinascita della natura, il risveglio dal letargo: oggi, in groppa a questo enorme pezzo di Terra che l’uomo ha promesso di proteggere, io cerco di assistere al ritorno della Primavera.
Guido per ore, alla ricerca di una delle prime comunità montane del Parco, otto in tutto. Mi avvio su per le stradine di montagna nella comunità Alento Montestella. Da qui è possibile vedere molte delle valli circostanti. Uno spettacolo suggestivo. Lungo la strada, mi accorgo di una casa in mattoni rossi adiacente alla strada statale che sto percorrendo. È abbandonata. Dalle sue finestre, ormai senza vetri chissà da quanti anni,  è possibile intravedere il verde delle colline retrostanti. L’erba si sta riappropriando del luogo. La natura torna ad essere l’unica padrona. Proprio come deve essere in un luogo protetto.
So che nel parco si possono vivere avventure eccezionali, con esplorazioni molto faticose e attività davvero per i più coraggiosi. Io mi limito, per ora, ad osservare quest’esplosione di verde che mi circonda e di cui so di non poter vedere la fine. Non oggi almeno.
I boschi qui sono infiniti. Percorro strette vie tra le fronde di alti alberi, e i pochi raggi di sole che riescono a penetrare sembrano fate che danzano intorno a me. Piccole, delicate e luminose.

3- La montagna incontra il mare

Riprendo la statale. Voglio salire il più in alto possibile per poter scattare qualche immagine migliore. Mi avvio verso un paesino che sorge ai piedi di un’alta collina con alberi piuttosto bassi. Proprio quello che cercavo.
All’improvviso lo vedo. Immenso, piatto; di un blu brillante, quasi accecante. Il mare. Ho raggiunto il mare.
Le stradine del paesino sono piccolissime e molto ripide. L’auto fa fatica e mi accorgo che sta per arrivare il momento di procedere a piedi. D’un tratto la strada termina.
Il panorama è mozzafiato. Da qui si può vedere il cielo che si unisce al mare proprio sulla linea dell’orizzonte. Sotto di me, tra le rocce levigate dal vento, crescono diversi pini, quasi un boschetto. La parete rocciosa degrada, non troppo rapidamente, verso il mare. Decido di scalarla verso il basso per raggiungere gli alberi.

Sulla spiaggia solo una persona


La pietra è liscia e si scivola facilmente, ma ne vale la pena. Tra i rami di un grosso pino scorgo una piccola spiaggetta di ciottoli rotolati giù per l’erosione. Sono nel punto in cui i due antichi rivali, mare e montagna, destinati a rappresentare, nella nostra mente, due opposti per sempre, si uniscono. Le onde accarezzano le rocce, le arrotondano e le fanno proprie. La montagna lascia cadere i propri detriti perché i flutti continuino il loro incessante lavoro. Ad accompagnare lo stupefacente  spettacolo il dolce, penetrante profumo dei fiori che sbocciano.
Ho trovato quello che cercavo. Sto osservando la purezza della natura che modella se stessa nel momento in cui rinasce. Rimango così per un po’. È impossibile rimanere indifferenti.
Ripercorro la strada a ritroso per tornare all’auto e intanto mi volto un’ultima volta ad osservare la scena sottostante. Ad una certa distanza si possono osservare le spiagge dei vari lidi ancora chiuse. Una sola persona passeggia sulla sabbia pulita e non ancora invasa da ombrelloni e lettini.
Presto arriverà la gente, ma per ora è il Parco l’unico padrone.

Davide Lepore

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