Non ho tempo… per Vivere
Una cosa che amo fare è ascoltare le persone. Le ascolto mentre attraverso la strada, mentre faccio acquisti in un negozio, o mentre aspetto il tram alla fermata.
Mi incuriosisce osservarle mentre, distratte, sono immerse nelle faccende della loro vita, continuamente trasportate dal fiume dell’esistenza, quasi sempre straripante di impegni e obblighi.
Spesso si sentono frasi del tipo «non ho tempo», o «sono troppo impegnato in questo momento», oppure «vorrei avere più tempo per me e la mia famiglia».
La cosa che non appare strana è che queste frasi siano assolutamente pronunciate dalla maggior parte delle persone. Io, per primo, ne ho abusato in varie occasioni, ma sto cercando di disintossicarmene. Ma la cosa che mi ha fatto riflettere veramente è stata la considerazione:
«Siamo impegnati a lavorare, a risolvere intricati problemi esistenziali, a progettare e costruire la nostra vita, talmente immersi, che non abbiamo il tempo di viverla!»
Esagero?
Provate a guardarvi attorno, e vedrete genitori che lavorano e non riescono a concedere tempo ai loro figli, uomini e donne che non si amano, non avendo tempo per se stessi, coppie che si trascurano a vicenda, perché il tempo di curarsi di loro gli manca. Certo, fin troppo facile obiettare che non si può non lavorare o occuparsi di tutti i “problemi” che ci assaltano quotidianamente, e pochi giudici potrebbero approvare questa mia arringa.
Ma forse perché ancora un testimone non ha parlato.
Che senso ha prepararsi per un viaggio, se poi non si ha il tempo di partire, a causa dei troppi preparativi che incombono? Possibile che siamo così miopi da non accorgerci che i nostri problemi, i nostri impegni, le nostre preoccupazioni sono più importanti della nostra vita?
Come si può accettare di sacrificare la nostra gioia, e quella di chi ci sta intorno, la nostra soddisfazione, la nostra vita, per cose che “dobbiamo” o “siamo costretti” a fare?
E poi chi sarà mai a costringerci e con quali abili inganni, se cosi abilmente ci fa sprecare il bene più unico e prezioso che abbiamo mai avuto?
Io penso che sia il momento di aprire gli occhi e accorgerci che tutto ciò che ora facciamo per vivere, in realtà, lo facciamo solo e soltanto perché viviamo, perché siamo vivi. Se lavorare non fosse un peso, ma un’occasione, l’opportunità per realizzarci, per dare qualcosa agli altri, per renderci utili. Se tra i tanti impegni di ogni giorno ci ricordassimo che le cose più urgenti, spesso, non sono quelle più importanti, quelle che contano veramente.
Se pensassimo di non “dover vivere”, ma di volerlo fare, di divertirci in questo gioco, senza dover vincere, ma contenti di aver partecipato. Se fossimo capaci di fare questo, forse il tempo tornerebbe ad esserci amico, i “problemi” tornerebbero ad essere sfide e occasioni per crescere e migliorare. Forse sapremmo gustare, ogni mattina, un sapore nuovo e delizioso, ed un altro differente ogni sera.
Forse basterebbe ricordarci che il “male di vivere”, non è una malattia che si contrae camminando per strada o bevendo un aperitivo al bar, ma solo la conseguenza della nostra distrazione, che ci porta a dimenticare troppo spesso le cose che contano veramente.
Giacomo Papasidero