Medvedev approda su Facebook: la nuova politica si fa nei social network
Appassionato di tecnologia e già utilizzatore di Twitter, il Presidente russo arriva ora su Facebook. Medvedev è solo l’ultimo di una lunga serie di leader politici che ha abbracciato i nuovi media. Vediamo come i nostri leader usano questi mezzi e quali sono gli effetti sul modo di far politica.
Il Presidente russo Dmitrij Medvedev, forte sostenitore dell’innovazione tecnologica come volano per lo sviluppo, ha recentemente aperto un suo profilo personale su Facebook. A poco più di un mese dalle elezioni legislative – che si terranno il 4 dicembre – l’attuale leader di maggioranza sembra aver deciso di sfruttare ogni mezzo disponibile per raggiungere le fasce di elettorato più giovani.
Sebbene sia principalmente un mezzo per comunicare la propria idea politica, il profilo del presidente russo presenta alcuni spunti di novità: Medvedev non si limita a divulgare comunicati stampa ma condivide le sue opinioni, pubblica foto da lui stesso scattate e risponde a domande di altri utenti, mostrando un atteggiamento molto più comunicativo della maggior parte dei suoi omologhi europei e americani.
Seppur presenti sul social network più popolare del mondo, la maggior parte dei politici occidentali ha infatti spesso dimostrato di non aver compreso che nuovi media richiedono registri comunicativi diversi rispetto al passato.
In Italia la maggior parte dei politici utilizza Facebook come una bacheca su cui postare comunicati stampa ed annunci che ricalcano il linguaggio e il ritmo della propaganda da campagna elettorale: toni austeri e nessuna interazione effettiva con gli altri utenti. I leader di Germania, Inghilterra e persino Stati Uniti non sono da meno. Se infatti i profili dei vari Obama, Cameron e Merkel appaiono meno pomposi nel linguaggio, rimangono palesemente la cinghia di trasmissione di un sistema organizzativo politico che, seppur con spazi comunicativi più ampi, non sembra riuscire a coinvolgere realmente gli utenti.
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Durante le ultime presidenziali americane molti hanno evidenziato il successo riscontrato dal presidente Obama con le sue iniziative sul web, tuttavia è necessario considerare che la vittoria del presidente americano fu dettata dal voto delle minoranze e delle fasce economicamente più deboli – tradizionalmente poco propense al voto negli USA – piuttosto che dal voto dei giovani liberal, principali fruitori dei nuovi media e già orientati al voto per i democratici.
È dunque Facebook – o qualsiasi altro social network diffuso su larga scala – in grado di spostare realmente masse consistenti di voti da un candidato all’altro? Anche se la “Primavera Araba” sembra affermare il contrario, la risposta è no. Twitter, Youtube e Facebook hanno svolto un ruolo importante nell’organizzazione della protesta, così come lo hanno fatto nella campagna elettorale “obamiana”, ma si sono limitati a questo: coinvolgere ed informare individui le cui idee erano già chiare e definite. Fintanto che, oltre ai mezzi utilizzati, la politica non cambierà il proprio modo di comunicare, esponendosi e facendosi realmente coinvolgere dalla comunità degli internauti, tweet, filmati e post non saranno altro che manifesti elettorali high tech, eliminabili, per di più, con un solo tocco di dita.
Alessandro Turco
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