Malattie reumatiche
Impatto sociale ed economico dei malati reumatici sulla comunità italiana.
In questi ultimi anni è accaduto che talune patologie, sulla base di un indubbio impatto emotivo, siano state privilegiate nei confronti di altre, per così dire “silenziose”, ma non meno importanti per i gravi danni che arrecano ai malati e per l’imponente onere sociale che comporta. In questo contesto vanno sicuramente annoverate alcune “malattie reumatiche”. L’equivoco di accomunare banali disturbi reumatici alle grandi malattie reumatiche invalidanti ha svilito la gravità di tali affezioni.
Le malattie reumatiche sono molto diffuse: colpiscono circa il 10 per cento della popolazione. Nell’elenco delle malattie reumatiche sono incluse talune che hanno un’incidenza molto elevata, perché legate a una condizione prevalentemente degenerativa come l’osteoartrosi, più nota come artrosi. L’estensione di questa patologia degenerativa a fasce molto estese di popolazione in età avanzata rende improponibile una legislazione ad hoc senza che si incida pesantemente sul bilancio della sanità.
Costi per l’assistenza, la cura, riabilitazione e ricerca sono molto elevati. Oltre a questi costi diretti, bisogna considerare quelli indiretti, di più difficile quantificazione; basti pensare alle pensioni, alle assenze dal lavoro e agli assegni di accompagnamento.
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L’esigenza di una legislazione è, invece, molta avvertita per talune malattie reumatiche, quali le malattie autoimmuni sistemiche. L’età di insorgenza di queste patologie è varia: spesso sono colpiti individui in età giovanile e media con una forte prevalenza per il sesso femminile; si tratta sempre e comunque di malattie reumatiche infiammatorie croniche e autoimmuni, anche denominate “malattie di soggetti in attività lavorativa”. Hanno la caratteristica di incidere sull’attesa e sulla qualità della vita per la frequente invalidità e per il frequente coinvolgimento di organi interni. La convivenza, giorno dopo giorno, senza tregua, con malattie che limitano la capacità di fare ciò che gli altri fanno o ciò che prima della malattia, poteva essere sostenuto, è difficile. Il dolore, la stanchezza, il frequente ricorso a strutture sanitarie, le spese sostenute per le medicine, per i viaggi verso gli ambulatori, per pagare qualcuno “che ti aiuti” a far ciò che più non riesci più a fare, rappresentano solo alcuni dei crucci quotidiani dei malati reumatici. E poi la preoccupazione per il futuro, per ciò che la malattia renderà impossibile. Tutto questo genera ansia e depressione, genera emarginazione e “ruba” tempo da investire, invece, in progettualità e vitalità. Si tratta di una perdita per la società moderna e civile che non può rinunciare all’apporto inestimabile dei malati reumatici.
Alla prevenzione di queste malattie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Organizzazione delle Nazioni Unite hanno dedicato la decade 2000/2010 (“Bone and Joint Decade”).
Un ruolo fondamentale spetta ai media che hanno il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle malattie reumatiche e autoimmuni, nella loro drammaticità e indifferenza.
Sabrina Canzano
Foto: http://www.flickr.com/photos/49379577@N00/2052659004/
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