Lo sdegno che sta risvegliando il mondo
Molti di noi hanno già alzato la testa, rifiutando il non poter fare niente. Ritrovando quella speranza che sono certi possa esistere anche in questa terra. In un modo pacifico che sa però disturbare, gli indignati portano avanti un’idea universale, senza età e senza fine.
Risentiti e sdegnati, lo scorso 15 ottobre in cento mila hanno attraversato Roma senza riuscire a concludere la loro manifestazione. Neppure la pace, che le loro mani hanno invocato sventolando al cielo le bandiere coi colori dell’arcobaleno, é riuscita a impedire il disastro. Delle quasi mille città del pianeta, unite nella medesima lotta in quello stesso giorno, solo nella nostra capitale gli indignati sono stati oscurati da un’infiltrazione di visi mascherati, che hanno devastato in particolare piazza San Giovanni, fino ad allora vergine di violenza.
Lo scorso quince-eme, data in cui nasce il nome del movimento sociale 15-M degli indignados, in occasione delle elezioni amministrative i cittadini spagnoli compirono i primi passi di questa mobilitazione mondiale dal basso verso l’alto, riunendosi nell’abbraccio di Puerta del Sol, il cuore di Madrid. Lì rimasero per un mese a ricordare al loro governo la grave situazione economica che li coinvolgeva e più in generale a manifestare pacificamente contro quei sistemi finanziari e politici che tolgono l’ossigeno ai cittadini di tutto il mondo.
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Se l’obiettivo di questo giovane movimento — che accoglie ogni strato sociale, comunica nei social network e spesso utilizza anche il proprio corpo quale strumento di espressione visibile dello sdegno — è quello di promuovere una democrazia più partecipativa lottando contro le numerose ingiustizie sociali, i suoi ideali ispiratori sembrano essere racchiusi nelle pagine di un libricino, che da ottobre 2010 ha venduto centinaia di migliaia di copie. Rispolverato il sentimento che animò il suo cuore di soldato della Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, l’ormai anziano Stephene Hessel — uno dei redattori della Dichiarazione mondiale dei diritti dell’uomo del 1948 — ha scritto e pubblicato “Indignez-vous”. Anticipando i contenuti della rivoluzione tunisina, ha suggerito ai lettori di recuperare i valori della resistenza e la voglia di cambiare la società, invitandoli ad uscire dalla passività e ad avere la forza di combattere senza cadere nella tentazione comune all’uomo, che troppo spesso cede alla rabbia. Il messaggio di pace impegnata di Hessel è tanto forte da fare il giro del mondo, trasportato da milioni di piedi indignati che, usciti dal guscio di casa, vanno per le strade del proprio Paese. Hanno già invaso sia metropoli quali New York, Londra, Berlino, Bruxelles, Atene, Belgrado, Auckland, Sydney, Tokio, Manila, Tel Aviv, Montreal che piccole città, in un elenco che sembra non voler finire.
E se indignarsi non bastasse? Questa la principale critica mossa al movimento. Forse il solo sdegno non risolverà tutte le ingiustizie, ma si batterà per non lasciare che siano considerate la normalità con cui convivere. Perché l’indignazione non è fine a se stessa. Il significato di questa odierna resistenza è dentro al non accettare lo stato delle cose presenti, diventando forti ed impegnati, proclamando in tanti che non si è più indifferenti.
Beatrice Sartini
Foto: http://www.flickr.com/photos/acampadabcnfoto/5856548480/sizes/z/in/photostream/