Libertà civili: la censura in Cina

Grazie anche al benestare tacito dell’Occidente, il governo cinese ha tracciato una strada per la modernità senza alcuno spazio per il dissenso. In una tale ottica, per contrastare la diffusione di idee pericolose, l’attività della censura in Cina diventa sempre più intensa. A cominciare dal web. (Foto: Flick cc fenng)

Nel corso dell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un radicale mutamento di immagine della Repubblica Popolare Cinese. Prodotti tecnologici di successo, un settore industriale in forte crescita e persino le Olimpiadi di Pechino del 2008 hanno diffuso la visione di un Paese che galoppa verso la modernità. Ma nella sua corsa verso il progresso, il regime sembra non gradire la “zavorra” delle libertà personali.
È di fine marzo la notizia dell’ennesimo atto di censura della rete da parte del Governo di Pechino. A cadere vittima della ghigliottina della censura non sono questa volta i soliti siti stranieri, spesso incapaci di ottenere l’approvazione dei censori, ma i due social network locali più popolari e diffusi: Sina Weibo e Tencent QQ. I censori cinesi hanno imposto il blocco dei due siti a causa del diffondersi di notizie e commenti considerati eversivi.
La censura cinese, insomma, non si limita al cosiddetto “Great Firewall”, sistema capace di filtrare tutto il traffico web in entrata ed in uscita dal Paese e di determinare quali siano i siti liberamente fruibili dai cittadini cinesi, ma va oltre. L’apparato di censura è oramai divenuto talmente capillare da essere capace di captare contenuti scomodi – attraverso l’intercettazione di parole chiave rappresentative di qualsiasi forma di dissenso – anche nella marea di post, commenti ed e-mail prodotta dagli utenti.
Ai cittadini cinesi è quindi consentito esprimersi a patto che il loro pensiero sia allineato con quello del regime. Ed è proprio questo il punto più controverso della politica moralizzatrice cinese: se da un lato la Costituzione nazionale garantisce ufficialmente una totale libertà di espressione del pensiero, dall’altro è lo stesso documento a porre dei limiti a questa libertà vietando qualsiasi forma di sabotaggio del sistema socialista. Una contraddizione in termini, non l’unica, che pone le basi per una totale discrezionalità della classe dirigente. Il termine “sabotaggio” viene infatti di volta in volta interpretato col significato di maggior convenienza per il regime e come tali vengono etichettate talvolta le azioni di contrapposizione politica vera e propria, talaltra semplici manifestazioni di una cultura che si discosta dal modello gradito al vertice del partito comunista.
Ne consegue che i diritti civili, e quello di espressione in primis, sono concessi solo formalmente. Il dissenso politico in ogni sua forma, non necessariamente rivoluzionaria, è bandito ed ogni voce fuori dal coro deve essere disposta a pagare il prezzo della propria difformità. Prova lampante è la condanna a undici anni di reclusione per sabotaggio comminata a Liu Xiaobo – premio Nobel per la pace nel 2010 –, reo di essere firmatario del manifesto che mira alla promozione dei diritti civili chiamato Charta 08.
La Cina moderna appare dunque ricca di contraddizioni: concede la proprietà privata ma non della terra, apre i suoi confini alle merci dell’Occidente ma non alle sue idee e la stessa definizione costituzionale di “dittatura democratica del popolo” evidenzia chiaramente quanto sottile sia la linea tra politica e propaganda, tra concessioni e confini alle libertà personali.
Di fronte al caos di un Paese che appare in cerca della sua strada per la modernità, l’Occidente si dimostra titubante. Il metodo cinese viene condannato a voce pressoché unanime dalla comunità internazionale, ma nelle politiche, soprattutto economiche, si osservano aperture mai viste nei confronti di regimi simili. L’importanza delle libertà civili sembra quindi diventare secondaria per la Cina che, rappresentando circa un quarto della popolazione mondiale, costituisce un mercato talmente appetibile da meritare un trattamento di riguardo.

Alessandro Turco

Click Here to Leave a Comment Below