Induisti in preghiera a Fatima
Ed è subito polemica
Siamo a Fatima, uno dei centri spirituali più importanti del cattolicesimo, soprattutto in seguito al presunto anello di congiunzione che lega il terzo segreto rivelato durante le apparizioni del 1917 a Papa Giovanni Paolo II. Nell’ottobre del 2003 si è svolto a un congresso interreligioso, durante il quale si esaminava la proposta di aprire il nuovo e sontuoso santuario, che a breve sarà terminato, alle vocazioni di tutte le religioni, come centro interconfessionale. Qualche mese dopo, nel maggio 2004, si è subito verificato un evento che ha suscitato chiare reazioni opposte: un gruppo di pellegrini induisti, provenienti dalla vicina Lisbona e guidati da un prete indù, si è recato in pellegrinaggio presso il santuario. I devoti, suscitando non poco scalpore, hanno recitato delle preghiere presso la cappella delle apparizioni.
Un reporter televisivo ha commentato la scena dicendo:”E’ questo un momento unico e senza precedenti nella storia del santuario. Il prete indù, o Sha Tri, recita all’altare la Svaniti Pa, o preghiera per la pace”. Subito dopo i devoti induisti hanno incontrato il rettore del santuario, padre Luciano Guerra, che, per dimostrare la necessità di tolleranza verso le altre religioni, ha indossato uno scialle donato dal prete indù su cui erano riportate delle iscrizioni tratte dal Bagavad Gita, uno dei testi più sacri della dottrina induista.
Le polemiche che hanno fatto seguito alle immagini che immortalano queste scene sono state parecchie e svariate. In primis si è gettata l’accusa contro il rettore del santuario che ha permesso al gruppo di pregare; in secondo luogo è stata addirittura ipotizzata una sorta di contaminazione del luogo come conseguenza dell’accesso da parte di devoti di una religione politeista, in aperta opposizione al primo comandamento: “Non avrai altro Dio al di fuori di me“.
É bene fare delle precisazioni: nella religione induista, abbracciata dalla maggior parte degli indiani, la divinità femminile è venerata sotto varie forme e nomi (Durga, Kali, Sarasvati, ecc…), ma in particolar modo come Devi o Dea madre. Quest’ultima, come le varie rappresentazioni femminili del potere divino, è fondamentale per rendere operativi gli attributi della divinità maschile.
Ritornando al caso Fatima, ciò che si è verificato non è quindi privo di logica, ma è la semplice identificazione della Madre di Dio, venerata dai cristiani, nella manifestazione della dea madre.
In realtà il “sacerdote” indù ha pronunciato soltanto una preghiera e non ha di fatto officiato alcun rito particolare. Ma nonostante questo le polemiche sono rimaste accese.
“Capisco che si apra il luogo ad altre religioni, ma non sono d’accordo con la pratica di rituali non cattolici all’interno della parte più sacra del santuario”, dice un utente sulla rete in proposito.
Marco Papasidero