Cosa vuol dire mediare?
Oggi sono molti i professionisti che si trovano a dover svolgere un’attività d mediazione. Penso ad esempio agli avvocati, vista anche la riforma civile che prevede obbligatoriamente la conciliazione nei processi, oppure a figure che in maniera informale hanno interesse a mediare tra due parti contendenti, come i giudici nelle sentenze di separazione, gli assistenti sociali, i politici. Non solo, ma tutti quanti noi, nella nostra normale giornata lavorativa, ci troviamo spesso a dover mediare tra opposte visione per il bene comune, per il raggiungimento degli obiettivi fissati.
Ciò che conta in questi casi è saper come impostare in maniera efficace un confronto al fine di raggiungere quell’accordo fondamentale per tutte le parti coinvolte. Voglio quindi mostrarti quali sono i principi fondamentali che sono alla base di un processo di mediazione efficace e vincente.
Prima di tutto ricordarsi che non esistono situazioni in cui qualcuno deve necessariamente perdere, situazioni cioè dove il risultato finale deve essere favorevole a qualcuno ma decisamente negativo ad altri. La mentalità giusta per fare una buona mediazione è sempre quella di considerare che una soluzione ottimale, in cui nessuno venga sconfitto, c’è sempre e va trovata. Da questo deriva il fondamentale assunto che la mediazione dovrebbe prevedere una soluzione in cui si vince tutti. Ci sono casi in cui è indispensabile che sia così, penso ad esempio ad un contenzioso tra i genitori per l’affidamento del figlio, oppure alle contese per i cambiamenti contrattuali tra lavoratori e imprenditori. In questi, come in molti altri casi, è necessario trovare un accordo vincente per tutti.
L’attenzione deve essere sempre focalizzata non sulle posizioni dei partecipanti, ma sui reciproci interessi. Non conta da dove veniamo, conta solo dove vogliamo andare, che tipo di obiettivi vogliamo raggiungere. Se un mediatore non ha chiaro che interessi stanno perseguendo le parti, sarà molto difficile arrivare ad un accordo realmente vincente per tutti. A questo presupposto si lega, naturalmente, la disponibilità di tutti i partecipanti alla trattativa di essere trasparenti e onesti, manifestando chiaramente quali sono gli interessi in gioco.
Un buon processo di mediazione passa anche attraverso la comprensione e formalizzazione delle regole dei partecipanti. Il detto “patti chiari e amicizia lunga” non potrebbe essere più adeguato: bisogna chiarire aspettative e vincoli, modalità accettabili e inaccettabili. Il mediatore deve mettere sul piatto le regole che ognuno sta seguendo o seguirà nella trattativa, i limiti oltre i quali vuole o può spingersi. La regola, è bene ricordarlo, nasce per tutelarci, di conseguenza bisogna sempre scavalcarla, specie quando entra in conflitto con norme altrui, e capire cosa nasce per tutelare.
Infine è importantissimo, per il mediatore, comprendere quali siano le alternative possibili per ogni persona coinvolta. Tanto migliore è un’alternativa all’accordo, tanto maggiori saranno sia il potere della parte, sia la sua disponibilità a far saltare la mediazione.
Molti di questi fattori non sono, ovviamente, sotto il controllo del mediatore di turno, ma egli deve non solo comprenderli, ma anche saperli utilizzare a dovere. Ad ognuno di essi dedicherò un articolo specifico per dare idee e consigli su come condurre una mediazione efficace e soddisfacente per tutti.