Il dono
L’Età dell’Individualismo
“Per gioco ricomincia a leggerli. La colpiscono il tono malinconico e l’acutezza di certe frasi. Forse la scrittura professionale aggiunge mestiere ma toglie profondità, riflette. Lo pensa e le dispiace”.
Scrivendo solo poche parole, l’autrice di Nulla per caso (Sperling & Kupfer, 2008), attraverso la semplice narrazione ( precisamente, la protagonista è nell’atto di ritrovare alcuni diari scritti da lei stessa qualche anno prima) pone in evidenza una questione letteraria che colpisce direttamente, almeno in parte, la propria opera. Di certo non distaccata, né tanto meno fredda, la prosa dell’opera prima di Rosa Teruzzi risulta in ogni modo estremamente lucida, a volte quasi sintetica. L’impressione generale è quella di un mondo forse più osservato dall’esterno, che non vissuto, magari attraverso una lente d’ingrandimento. Un’osservazione per altro, bisogna dirlo, attenta ed acuta. L’elemento che conferisce vitalità al romanzo è, in effetti, la descrizione originale e delicata, in alcuni tratti mascherata di giallo, del male del nostro secolo: la solitudine.
Irene, giornalista venticinquenne (precaria, tanto per cambiare!) paradossalmente è messa a in forte disagio dalla frantumazione di quelle barriere che caratterizzano una tale dilagante solitudine. Il suo dono, “la cosa”, la rende in grado di entrare in empatia con le persone che la circondano quotidianamente: nell’”Età dell’Individualismo” in cui viviamo, spesso diventa paralizzante condividere le altrui emozioni, gioie o dolori che siano.
Camminando lungo le vie di una Milano periferica, Irene segue le tracce dei casi di nera affibbiatigli dal capo opportunista (simbolo della sua precarietà anche in amore). La giovane ragazza avanza nelle ricerche aiutata dal proprio dono: non più fonte di disagio, “la cosa” si trasforma durante lo svilupparsi della trama sino a diventare una sorta di ausilio al lavoro investigativo di Irene ed alla sua crescita personale. E così, come il detective che l’affianca nella trama gialla, si pone alla conclusione della lettura come simbolo di una storia d’amore genuina che illumina la vita della protagonista, il nuovo atteggiamento nei confronti dell’empatia con il prossimo simboleggia una nuova e maggiore capacità di relazionarsi con gli altri, dando quindi a noi lettori una speranza in cui credere. Motivo più che sufficiente per dedicarsi alla lettura di Nulla per caso!
Silvia Blakely