Ieri, oggi e domani… coaching!
Il coaching è, a pieno titolo, una delle più forti innovazioni di questi ultimi anni. Considerata la sua crescente diffusione in ogni settore sociale, è importante comprendere di cosa si tratta e come può contribuire al miglioramento della nostra vita.
Così come il mito di re Artù si confonde nella nebbia del passato, anche le origini del coaching non sono del tutto chiare e condivise. Se alcuni sostengono nasca da un termine del middle english che identificava un mezzo di trasporto, una carrozza, altri ritengono più corretto considerare che provenga dal nome di un villaggio Ungherese, Kochs, noto sempre per le sue ottime carrozze. Si ricorda, inoltre, che nel XIX° secolo, in Inghilterra, il termine identificava i migliori tutor universitari. Oggi il termine ci richiama l’allenatore sportivo. Ebbene, ciò che conta è il significato che oggi sta assumendo, ovvero quello di un professionista che aiuta i propri clienti a raggiungere performance eccellenti e non solo: un vero e proprio allenatore per tutte le circostanze.
Marta entra nello studio del suo coach perché non sa cosa vuole fare nella sua vita. Dice di essere confusa e il coach inizia a farle alcune domande, le dice cosa ne pensa delle sue risposte, si confrontano, la iuta a riflettere su aspetti che non aveva considerato e… dopo circa venti minuti, lei capisce che sapeva sin dal principio cosa fare, solo non conosceva la strada. Adesso i due definiscono l’obiettivo di Marta in modo chiaro e preciso, e lei stabilisce come intende agire durante la prossima settimana per raggiungerlo. Uscendo soddisfatta, sa di aver trovato un alleato per il suo successo personale.
Con la dovuta tutela della privacy, questo è un esempio reale di una sessione iniziale di coaching. Il sistema di fondo è molto semplice: il coach aiuta, attraverso domande, esercizi, riflessioni e stimoli all’azione e all’impegno personale, a comprendere cosa si vuole ottenere e come riuscirci. Possono essere presi in considerazione tutti gli ambiti della propria vita, anche professionale, e stabilire mete, obiettivi intermedi, esercizi per allenare capacità particolari come, ad esempio, l’autocontrollo, la calma, la gestione dello stress, la capacità di decidere. Ogni sessione porta sempre a nuove decisioni, nuovi programmi operativi, nuove scelte. Soprattutto accresce la consapevolezza di se stessi, del proprio mondo e della propria libertà. Il vero traguardo di un coach dovrebbe essere proprio quello di portare il suo cliente (in inglese coachee) ad una consapevolezza e libertà sempre maggiori.
Di coach ce ne sono di più tipi: esperti nelle relazioni di coppia, nei divorzi, nella vita da single; ci sono coach specializzati nell’aiuto rivolto alle aziende, agli studenti, agli adolescenti, alle donne incinta, al periodo post menopausa, agli omosessuali; ancora, esperti di estetica, salute, fitness, dimagrimento, sport. L’elenco, specie negli Stati Uniti, potrebbe continuare molto, ma ve lo risparmio. Insomma, essendo un lavoro dove si aiuta una persona ad avere successo, è senza dubbio molto allettante, se poi consideriamo che molti professionisti del settore prendono anche centinaia d’euro (o dollari) l’ora, diciamo che è anche molto redditizio. Non è per tutti? Direi che oggi, ancora, è un “servizio” per pochi, in quanto non tutti possono permettersi di spendere 400 euro al mese. Devo ammettere, tuttavia, che sarebbe uno dei migliori investimenti possibili.
Il futuro è difficile da prevedere, ma senza dubbio andiamo verso una colossale espansione del settore. Oggi in Italia non esiste una certificazione legale valida: ci sono più organismi, internazionali e non, che certificano i coach che partecipano ai propri corsi di formazione (altro ambito del settore molto redditizio), ma non ci sono né ordini professionali né albi di qualsivoglia genere (non sono del tutto convinto che sia un male però!).
In conclusione, il coaching è una novità solo perché è divenuto, negli ultimi anni, un lavoro. In realtà, il coach altro non è che una persona che aiuta a migliorarsi, senza imposizioni. Questa è una novità se pensiamo che prima non ci sarebbe venuto in mente di pagare qualcuno per aiutarci a migliorare o che formatori (formali e non) di ogni epoca hanno sempre svolto, più o meno bene, questo compito senza troppa consapevolezza di essere anche loro, in fondo, dei coach.
Giacomo Papasidero