I pellegrini della Via Francigena rivendicano un’ospitalità dignitosa

Normative, primi lavori di recupero e azioni di promozione segnano l’avvio di un lungo percorso di valorizzazione della storica via del pellegrinaggio verso Roma.

La Via Francigena, che da Canterbury portava a Roma, è un itinerario di storia e spiritualità, una via maestra percorsa in passato da migliaia e migliaia di pellegrini in viaggio verso Roma. L’itinerario alla ricerca della Perduta Patria Celeste doveva compiersi quasi esclusivamente a piedi, per ragioni penitenziali, con percorsi di 20-25 kilometri al giorno. Il viaggio non era semplice avventura ma carico di un aspetto devozionale: il pellegrinaggio ai Luoghi Santi della religione cristiana.
Tre erano le mete spirituali delle anime in cammino: Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo, Santiago de Compostela, luogo in cui si trova il sepolcro di S. Giacomo, e Gerusalemme in Terra Santa.
Il pellegrino non viaggiava isolato ma in gruppo e portava le insegne del pellegrinaggio (la conchiglia per Santiago de Compostela, la croce per Gerusalemme, la chiave per San Pietro a Roma).
Non va dimenticato che queste “vie di pellegrinaggio” erano allo stesso tempo vie di intensi scambi e commerci e che, in tempo di guerra, venivano percorse dagli eserciti nei loro spostamenti.

L’antico itinerario è stato ricostruito grazie ad un documento di Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che nel 994, tornando da Roma alla sua diocesi, scrisse il diario delle varie tappe toccate durante il viaggio. Non a caso, dopo mille anni, si vuole riscoprire una strada che rappresentò l’unione e la comunicazione tra culture e pensieri così diversi dei vicini Paesi dell’Europa che oggi vede cadere le barriere, ma che già da allora esprimeva, anche attraverso i cammini lungo la Via Francigena, il desiderio e la volontà di essere unita.
Ancora oggi sono rintracciabili nella Tuscia frammenti e memorie di quegli itinerari che segnarono la storia d’Europa.
Mentre a Santiago de Compostela si celebra l’Anno Santo Compostelano, l’Italia sfrutta l’afflusso di migliaia di pellegrini per fare marketing dei propri percorsi religiosi del Lazio, nel tratto della Francigena che attraversa la Tuscia, distribuendo un milione di copie di una miniguida.

Il 2006, con la prima normativa della giunta regionale, segna l’avvio di un lungo percorso di riqualificazione della storica via per il turismo, di cui si cominciano a vedere i frutti in questi anni. Il Lazio è stata quindi la prima regione ad aver certificato la percorribilità di vari tratti della Via Francigena. Sono tracciati che possono essere percorsi a piedi, in bicicletta e a cavallo.
Le leggi lasciano ora nelle mani degli operatori culturali e turistici l’onorato compito di far sì che questi grandi percorsi possano essere conosciuti e resi fruibili al grande pubblico.

I lavori di riqualificazione e valorizzazione della via Sacra nel suo tratto viterbese, dopo aver riguardato, nel 2009, la cura di Porta di Valle attraverso la posa di un percorso in sampietrini, coinvolge in questi mesi la messa in sicurezza e la percorribilità del tratto successivo.
Si esprime in tal modo, passo dopo passo, la volontà di continuare il recupero di questo patrimonio italiano che al tempo stesso è religioso, culturale ed artistico. Iniziative che sono state realizzate su proposta della Regione Lazio con il suo Assessore al Turismo, Claudio Mancini, in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi e con ATLazio. I lavori sono finanziati con fondi comunali, di cui la Regione Lazio se ne fa carico per 600 mila euro su progetto della Comunità Europea.
Il timore è che tutto si esaurisca in una corsa per accaparrarsi fondi per progetti vani, che non vanno a soddisfare le vere esigenze dei fruitori che, in questo caso, bisogna ricordare essere pellegrini.
Un territorio che nel Medioevo era la patria dei viandanti, oggi è un territorio che considera e tratta i pellegrini al pari di vagabondi, mentre sono proprio loro gli attori principali di questo antico e interessante fenomeno.
È necessario fare maggiore attenzione al pellegrino che, dopo aver incontrato tante difficoltà, va disperatamente alla ricerca di un umile ma dignitoso alloggio e di un’accogliente locanda, dove ristorarsi e condividere le esperienze del cammino facendo amicizia e magari continuare l’ultimo tratto della Francigena con nuovi compagni di viaggio.

Vediamo che qualcosa si sta movendo per sopperire alla carenza di segnaletica e di indicazioni su un percorso precario, spesso discontinuo tra comune e comune; azioni di marketing sono state intraprese per dare quella visibilità che le confinanti province di Siena e Roma già presentano. L’anello mancante della catena è rappresentato adesso da una migliore ospitalità e dalla necessità di creare più comunicazione e informazione tra le associazioni e le amministrazioni.

Giulia Ferioli

La foto n.1 è stata tratta da: http://www.flickr.com/photos/minipixel/
La foto n.2 è stata tratta da http://www.flickr.com/photos/rubber_slippers_in_italy/

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