Florens 2010
Firenze ritorna al ‘300 riprendendo il suo ruolo di capitale culturale europea con la Settimana Internazionale dei Beni Culturali. Un incontro tra cultura e tecnologia.
Sarà la prima edizione di Florens 2010 a riportare Firenze nel suo ruolo di capitale culturale che dal ‘300 resta ancora indiscusso. Il progetto, che ha il fine di creare un laboratorio di approfondimento e di confronto sui temi dei Beni Culturali e Ambientali, ponendoli come strumenti di sviluppo economico e benessere sociale, si svolgerà dal 12 al 20 novembre a Firenze. La settimana internazionale, promossa da Confindustria, Cna Firenze e Intesa Sanpaolo, e dedicata alla “Valorizzazione è re-interpretazione” del territorio, è stata presentata alla Sala degli Elementi di Palazzo Vecchio il 19 maggio scorso.
“Il nostro desiderio – ha detto il sindaco Renzi – è quello di offrire una città che sia all’altezza delle aspettative dei nostri ospiti. La Settimana internazionale dei Beni culturali e ambientali dovrà esser, non soltanto un evento culturale, ma anche un’occasione per la città”.
L’ idea della manifestazione venne al presidente degli industriali fiorentini, Gentile, secondo il quale l’economia dei beni culturali poteva rappresentare un nuovo paradigma produttivo di tipo vincente. “Su questa idea – dice Gentile- abbiamo investito risorse e ottenuto il consenso delle istituzioni, dal Governo, alla Regione, agli Enti locali fiorentini e il coinvolgimento di tutte le categorie economiche del territorio”. Una coalizione che renderà ogni due anni Firenze capitale dell’economia dei beni culturali non solo perché è stata culla del Rinascimento, ma perché è da sempre territorio di una ‘cultura viva’ fatta di sviluppo letterario, artistico e scientifico, la quale, partorendo menti geniali, ha gettato le basi alla nascente cultura europea.
Riecheggeranno dunque le parole del suo primogenito:
“Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande / che per mare e per terra batti l’ali, / e per lo ‘nferno tuo nome si spande!” (Dante Alighieri)
Acampa Suania
La foto è di Paolo Margari