È morto Steve Jobs. Evviva Steve Jobs!

Il fondatore della Apple e del Mac ha lasciato un vuoto enorme nel suo “popolo” e in tutti noi. Per chi si è lasciato conquistare dal suo modo di vedere il mondo e per chi si è avvicinato alla sua storia soltanto adesso. Un incredibile fenomeno mediatico ha salutato Jobs e ha segnato la fine di un’epoca.

«Il nostro tempo è limitato». Così diceva Steve Jobs agli studenti dell’Università di Stanford (Palo Alto, Stati Uniti), il 12 giugno del 2005. «Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi. Non accontentatevi». Un discorso che, dal 5 ottobre scorso, è diventato il suo testamento intellettuale. Insegnava a vivere appieno la propria vita, a non arrendersi, ad inseguire i propri sogni, a non accontentarsi. Lui, il genio che ha dato al mondo il Mac e l’iPod, l’iPhone, iTunes e l’iPad, rivoluzionando il modo di pensare i computer.
Tradotta in ogni lingua, quella lezione ha fatto il giro del mondo rimbalzando da una piattaforma all’altra, propagandosi rapidamente tra gli utenti della rete.
È da qui che è cominciato un mito. Abbandonata la tristezza per un perdita così “rumorosa”, da ogni parte del globo è scattata la corsa per omaggiare il genio di un uomo e la sua capacità di realizzare ciò che agli altri sembrava impossibile, un fenomeno della tecnologia pronto ad entrare nella leggenda.
È il 1976 e Steve Jobs lascia l’Atari, per cui sta progettando il videogioco Breakout, per seguire un’intuizione e dare vita all’Apple Computer. Vende il suo pulmino Volkswagen per finanziare il progetto e fissa la sede della nuova società nel garage dei suoi genitori. Ha 21 anni e mentre i coetanei sognano una vita da rockstar, lui, nel proprio scantinato costruisce un computer, l’Apple I.
È il primo passo di un uomo destinato a diventare più grande delle sue aspirazioni. Da lì, infatti, inizia l’ascesa della “mela col morso” fino al successo dell’iPod, dell’iPhone e del più recente iPad.
Alla notizia della scomparsa sono arrivate parole di cordoglio e momenti di celebrazione proprio da quel mondo che Steve Jobs ha contribuito a creare con così tanto impegno e con lucida immaginazione. Social network in tilt tra “mi piace”, video tributi e pioggia di tweet hanno salutato con un abbraccio informatico il “visionario” che ha trasformato un prodotto di nicchia in un oggetto del desiderio, che ha saputo affrontare e superare un colosso come la Microsoft e che è riuscito a “convertire” i più scettici verso la filosofia della “mela”.

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Non c’è solo il web a commemorare Steve Jobs: «Forbes», la nota rivista americana ha annunciato l’uscita di una graphic novel sulla vita di Steve Jobs, caratterizzata da 60 tavole, scritte da Caleb Melby con l’agenzia creativa JESS3, dal titolo “The Zen of Steve Jobs”; a Shenzhen, la capitale tecnologica della Cina i mercati del falso sono pieni di prodotti con la faccia di Jobs; la lezione di Stanford è diventata un brano radiofonico, grazie alla fusione con la canzone degli U2, With Or Without You, e all’opera del trio Medusa; il 18 ottobre anche l’irriverente South Park ha dato inizio alla sua 15° stagione con una puntata dedicata (“HumancentiPad”); la Sony Pictures ha deciso di realizzare un film sulla sua vita; il pittore Dario Gamabarin, famoso per i suoi dipinti “agricoli” ha creato, su un’area di 27.000 metri quadrati, la mela simbolo dell’Apple con accanto la celebre frase “stay hungry, stay foolish”, che ha acceso i cuori dei neodiplomati di Stanford.
Tante dimostrazioni di affetto e non solo, per chi ha uno sguardo attento anche alla parte finanziaria di questo fenomeno: nell’ultimo trimestre le vendite di iPhone e  iPad hanno registrato un’impennata del 21%  e del 166% rispetto allo stesso periodo del 2010. Una corsa ad accaparrarsi, forse, gli ultimi resti di ciò che si teme essere la fine di un’era; tenere per sé uno dei gioielli della corona di un re che non c’è più.

Alessio Chiadini Beuri

Foto: http://www.flickr.com/photos/cainandtoddbenson/6221863383/

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