Donne nei Media: il nuovo corso della RAI
Il ruolo della donna nella società è ancora ben diverso da quello che emerge attraverso i media. Con l’ultimo Contratto di Servizio, però, i vertici della RAI hanno ufficialmente preso posizione contro il razzismo di genere dilagante nella televisione e nella pubblicità. (Foto: http://www.ilcorpodelledonne.net/)
Se i principi di uguaglianza e partecipazione sanciti dalla Costituzione italiana non erano sufficienti, ha provveduto la RAI, con l’ultimo Contratto di Servizio pubblicato il 27 giugno 2011, a ribadire, con 13 emendamenti, il diritto delle donne a ricoprire ruoli paritari e non lesivi della dignità di genere, nell’ambito delle trasmissioni televisive e della pubblicità.
Nel 2009 Lorella Zanardo e Marco Malfi Chindemi hanno realizzato il documentario “Il Corpo delle Donne” per denunciare l’uso improprio del corpo femminile nelle trasmissioni televisive, cui è seguito, il 27 novembre dello stesso anno, l’articolo “Solo la bellezza fa audience?” di Gabriella Cims, coordinatrice dell’Osservatorio Direttiva UE Servizi di Media Audiovisivi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, pubblicato da key4biz.it. Nell’articolo l’autrice, in vista del rinnovo del contratto RAI, sottolineava la distanza tra il ruolo della donna nella società e l’immagine femminile trasmessa dai mezzi di comunicazione. Il dibattito aperto dall’articolo, conosciuto come Appello Donne e Media, ha mobilitato migliaia di persone tra cui lo stesso Presidente della Repubblica, portando ai 13 emendamenti approvati dal contratto. Il 24 novembre 2011, presso la sede del Ministero dello Sviluppo Economico, si è anche svolto un seminario per mettere a punto delle azioni a garanzia del rispetto di questi emendamenti. Nel corso dell’incontro è stata sancita la necessità di costituire un Osservatorio Donne e Media indipendente dalla RAI.
Nonostante queste misure, la strada si presenta tutta in salita e gli scivoloni non mancano. Il più recente putiferio mediatico in proposito è stato scatenato dall’ultimo festival di Sanremo, andato in onda a febbraio, dove Belen Rodriguez ha pensato bene di aggiungere un po’ di brio con l’esibizione di qualcosa “in più”, distraendo dalla vera protagonista dello spettacolo, cioè la canzone italiana, che ha rischiato vedersi ridurre al ruolo di accessorio.
Un altro episodio, sempre legato allo stesso festival, pare sia stato rilevato solo dal team dell’Associazione Pulitzer che ha gridato allo scandalo attraverso un rovente appello, con tanto di petizione, rivolto alla Direttrice Generale della RAI, Lorenza Lei. Oggetto del contendere, un servizio di Vincenzo Mollica andato in onda nel corso del TG1 delle 20.00 del 25 gennaio, dal titolo “La donna dell’Ariston”: una clip promozionale del festival in cui Morandi e Papaleo suggeriscono le battute alla modella Ivana Mrazova.
Insomma la strada verso una corretta rappresentazione del ruolo della donna nella società nell’ambito dei media è ancora lunga e impervia e, paradossalmente, uno degli ostacoli siamo proprio noi donne che, a volte, troviamo più comodo farci rivestire di ruoli inconsistenti e umilianti pur di assicurarci una più o meno ricca gratificazione, sia questa di natura economica, emotiva o psicologica.
Per quanto riguarda gli scivoloni ci auguriamo che il futuro non ce ne riservi altri, magari con l’ausilio di più saggi mentori.
Laura Marsano