Crisi sociale
Quali sono le ricette proposte per superare questo periodo difficile? Tra le tante si guarda al problema governativo: molte delle situazioni di conflitto nascono in regimi non democratici, ma la democrazia non basta, come dimostrano le difficoltà in paesi democratici. Allora si pensa al problema occupazionale: se tutti lavorano i problemi si risolveranno. Ma il sistema economico occidentale (e sempre più globale) prevede una continua tensione a causa della necessità di produrre sempre di più. Le crisi dei mercati (spesso agevolate dalla speculazione finanziaria) e i problemi che coinvolgono paesi come gli Stati Uniti mettono in luce le difficoltà del nostro sistema.
Non ci sono i soldi, peraltro, per organizzare riforme strutturali di ampio respiro, non c’è la possibilità, come accadeva erroneamente in passato, di utilizzare lo stato ed il settore pubblico come un grande ufficio di collocamento. Le ricette proposte, poi, naufragano facilmente nelle controversie politiche (non solo in casa nostra) e nelle difficoltà legate all’egoismo, agli interessi particolari.
La crisi sociale, sembrerà romantico ma è molto concreto, si può risolvere solo se impariamo ad amare. Non parlo dell’amore da fumetto o romanzo, ma della capacità di comprendere, rispettare, ascoltare e accettare, perdonare, essere sinceri, onesti, avere pazienza.
La crisi sociale nasce dove alcuni vogliono ottenere un vantaggio (politico, di potere, monetario) e danneggiano altri per averlo. I politici vogliono mantenere il prestigio ed il potere (nonché la condizione economica agiata), gli imprenditori vogliono avere sempre più utili e dividendi, le banche vogliono generare profitto, gli investitori vogliono più denaro, i lavoratori vogliono più diritti. Il vero problema sociale è l’incapacità di amarsi reciprocamente: non ci interessa degli altri, vogliamo solo soddisfare noi stessi.
La crisi sociale nasce dalla cupidigia personale, dal desiderio sfrenato di avere di più, desiderio che, tra l’altro, è alla base del sistema capitalistico: produrre di più, vendere di più, consumare di più. Non può esserci un tetto a questo sistema. Non è col denaro o col potere che possiamo uscire da questa situazione di crisi, ma solo con l’amore.
Cosa accadrebbe se l’imprenditore mettesse al primo posto il benessere del lavoratore e non il profitto? Cosa accadrebbe se il lavoratore pensasse al bene dell’azienda prima che al posto fisso? Cosa accadrebbe se le banche puntassero al benessere comune e non solo ad arricchirsi, cosa succederebbe se i politici governassero per aiutare i cittadini prima che pensare ai propri interessi? Tutto cambierebbe.
La crisi sociale si risolve senza violenza, ma imparando ad amare, a rispettarsi a vicenda, a voler coniugare sempre il proprio interesse con quello degli altri, mettendo al centro le persone e non le cose, il potere o il denaro. Chi ha capito che è l’amore ciò che conta lo ha fatto quasi sempre dopo aver sprecato parte della propria vita e di quella altrui. Siamo ancora in tempo, è il momento di agire.