Crisi… d’amore
Se della crisi economica non ci sfugge nulla, e quest’anno il regalo lo ha fatto a noi il governo Monti, più difficile, ma più importante, sarebbe comprendere che ogni crisi finanziaria affonda le sue radici in una crisi ben più importante: una crisi d’amore.
Sotto l’albero, quest’anno, abbiamo trovato come dono una manovra finanziaria anti-crisi, un dono che, comunque la si veda, ci viene fatto per risollevare le sorti del nostro Paese e non solo. Equa o meno, ci dicono che fosse necessaria, ma molto altro vi è ancora da fare e, ci assicurano, sarà fatto, non a spese di chi ha sempre pagato e continua a farlo. Come si dice, ogni anno porta con sé nuove speranze e aspettative. Ma la crisi economica e finanziaria, con le sue conseguenze, mi porta a riflettere su una ben più grave e importante, sebbene sottovalutata, crisi dei nostri giorni, la crisi d’amore.
L’amore deve essere inteso come un modo di vivere, di comportarsi, di fare scelte. Amare significa anche rispettare gli altri, che siano giuste o sbagliate, secondo noi, le loro scelte; comprendere gli altri, saper cioè immedesimarci in loro, osservare come spesso godiamo di privilegi e vantaggi e come basti poco perché quel che abbiamo in più sia condiviso.
La crisi d’amore nasce laddove il mio interesse è riposto solo su di me: l’egoismo di pensare solo ai miei problemi senza curarmi di quelli di chi, vicino o lontano, percorre il cammino assieme; l’egoismo di pretendere quello che mi hanno insegnato essere fondamentale, ma che è spesso un lusso di cui ormai non sappiamo più fare a meno; l’egoismo di crederci migliori, più meritevoli, più importanti, al punto di meritare di avere di più, di poter fare di più, in nome di un diritto che fatico a considerare giusto ed equo.
La crisi d’amore, con il dominio dell’egoismo, dell’indifferenza, della paura, del “pensa a te stesso” è la breccia che apre ogni altra crisi, che sia economica, finanziaria o sociale. Eppure, di tutte le cause, l’egoismo è quella fin troppo trascurata: sembra che se ne possa solo “moraleggiare” nei salotti, chiacchierarne alle fermate degli autobus, farne un discorso da aperitivo, ma che non sia un elemento su cui fare davvero qualcosa di concreto.
Se i costi di una crisi li pagano sempre coloro che hanno pagato, coloro che hanno poco potere sociale e politico, coloro che faticano a pagarsi il cibo alla fine del mese, vuol dire che una crisi d’amore, ben più grave, vive sotto i tetti delle nostre case. Se un politico che guadagna migliaia di euro al mese non pensa che ci sia qualcosa di sbagliato in questo, se chiunque compra l’ennesimo cellulare o televisore, se anche questo inverno rimetto in sesto il guardaroba (come l’anno predente e quello prima), vuol dire che, oltre ogni commento, opinione o giudizio condivisibile, esiste una crisi d’amore che pensiamo davvero di colmare aprendo il portafogli.
Facile dire che così le cose non funzionano, molto più difficile vedere che facciamo realmente qualcosa per farle funzionare. La crisi c’è, nessuno lo nega (o quasi), ma se riflettiamo senza ideologie ed egoismi vari, forse riusciremmo a vedere che risolvendo la crisi d’amore che pervade le nostre vite, quelle economiche sarebbero beghe di poco conto, destinate a finire senza mai più ripetersi in futuro.
Giacomo Papasidero
Foto: http://www.flickr.com/photos/oedipusphinx/4309797729/