As soon as possible… l’accelerazione nella società contemporanea
Una corsa perenne di una società contro il tempo affrontata da dieci artisti internazionali in mostra al Centro di cultura contemporanea Strozzina di Firenze (CCCS).
“As soon as possible” ovvero il più presto possibile; un acronimo che ormai è diventato di uso comune nel gergo della comunicazione quotidiana su Internet se non addirittura nella vita di tutti i giorni. Una generazione dietro l’altra condannate a un’accelerazione continua.
Ma per andare dove e per conquistare che cosa? L’importante è che tutto debba avvenire subito, o meglio, già ieri!
Questo è il tema su cui si snoda questa strabiliante esposizione che propone un percorso tra video, sculture e installazioni presso il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina di Firenze, nata da un progetto del CCCS e diretto da Franziska Nori.
Un modello di vita caratterizzato dalla rapidità di comunicazione e produzione dettata dalle possibilità delle nuove tecnologie attraverso il lavoro di dieci artisti internazionali, italiani, tedeschi, israeliani, statunitensi e olandesi: Tamy Ben-Tor, Marnix de Nijs, Mark Formanek, Marzia Migliora, Julius Popp, Reynold Reynolds, Jens Risch, Michael Sailstorfer, Arcangelo Sassolino, Fiete Stolte.
Entriamo dunque nel vivo di questa “corsa temporale” con l’installazione di Marnix de Nijs: Accelerator: una massa informe, o meglio un groviglio di reti cablate che avvolgono il nostro pianeta. Wow, che dire… un impatto un tantino forte, dato che quel pianeta dovrebbe essere proprio la nostra Terra fagocitata dalla tumultuosa tecnologia in progressione.
Ogni visitatore è chiamato quindi a interagire con la visione accelerata di una metropoli in un grande videogame, con strani suoni che si fissano nel cervello e una raffica di dati che provengono dai piccoli display LCD cosparsi tra i fili.
Esplorando con aria curiosissima tra le stanze total white della Strozzina, mi rendo conto di come siano diverse e soggettive le modalità di affrontare e concepire le tematiche del tempo, della velocità, dell’accelerazione o di una controreazione a tutto ciò.
A scombinare la convenzione del tempo diviso in giorni di 24 ore arriva il tedesco Fiete Stolte che ha accorciato la giornata per ottenerne una in più alla settimana.
Dorme e sta sveglio su una sorta di isola temporale di 21 ore arrivando così a concepire il titolo della sua opera Sleep 8 nights a week composta da una serie di scatti fotografici effettuati durante il ‘suo’ giorno, atti a scandire le variazioni della luce.
E sempre dalla Germania arriva Michael Sailstorfer con la sua opera noir Zeit ist keine Autobahn (Il tempo non è un’autostrada), uno pneumatico che per mezzo di un motorino elettrico spinge velocemente contro la parete dello spazio espositivo consumandosi sul posto e lasciando sul pavimento i resti di gomma, simbolo di una progressiva distruzione delle cose.
Una metafora del rapido deperimento della nostra società in una quasi paradossale “accelerazione immobile”. Un’interpretazione negativa e malinconica, se vogliamo, dove anche il titolo allude ad un ironico ribaltamento della condizione umana moderna.
L’importante è essere veloci. Veloce al punto che la spettacolare installazione dell’olandese Julius Popp, Bit.Fall visualizza sotto forma di gocce d’acqua, solo per pochi istanti sospese nell’aria, le parole in quel momento più ricercate su Google News attraverso una connessione diretta.
Come i pixel su uno schermo anche qui il visitatore ha poco tempo per leggere le parola ed immagazzinarla in testa.
A mio parere è stata l’opera più convincente a confine tra arte e scienza ma soprattutto abilissima nell’illustrarci con semplici “water flash” di come sia inarrestabile il progresso tecnologico.
Un invito dunque a riflettere con aria critica sul fatto che chi vuole stare al passo con i tempi odierni deve necessariamente confrontarsi con i continui flussi di dati trasmessi dalla rete e lasciarsi trasportare dalla corrente della comunicazione.
Non c’è tempo per le pause, chi si ferma è perduto!
Una rincorsa continua come per Marzia Migliora che riprende una citazione di Marco Pantani e su un tappeto dal disegno di un manto stradale scrive: “Vado così forte in salita per abbreviare la mia agonia», un frammento di monologo interiore che ricorda le difficoltà di una vita spinta al massimo.
Ma ovviamente, come ogni filosofia o causa che si rispetti, c’è sempre una controparte o rovescio della medaglia… ogni decisione comporta una conseguenza come nell’installazione Dilatazione pneumatica di una forza viva di Arcangelo Sassolino con la sua bottiglia verde all’interno di una gabbia di vetro antiproiettile, riempita di azoto fino alla sua saturazione con la conseguente esplosione della bottiglia. E il bello è che lo spettatore non sa quando ciò accadrà.
Marzia Migliora – Quando la strada guarda il cieloConcludendo, posso dire che questa esperienza spazio-temporale che evidenzia le contraddizioni della nostra “High Speed Society” induce a riflettere e ad interrogarci sul mondo in cui viviamo, restando dubbiosa nella risposta a tre semplici quesiti posti da James M. Bradburne, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi nel suo saggio, e che penso ognuno di noi debba farsi ad un certo punto della propria “corsa”:
Perché tutta questa fretta?
Cosa ne facciamo del tempo guadagnato?
Lo investiamo semplicemente in altre attività che fanno risparmiare tempo finché ci muoveremo vorticosamente, del tutto fuori controllo, incapaci di prendere in una frazione di secondo le decisioni necessarie a far emergere la nostra competenza per ottenere un nuovo lavoro e persino ad avere la capacità di rimanere in contatto con la famiglia e gli amici?
Zaira Leone
La foto n.4 è tratta da: http://www.clponline.it/mostre.cfm?idevento=28987556-EEA6-8695-9FAEEB658A6196BA