Arrestati No Tav
Ieri sono stati arrestati 26 esponenti dei “No tav” in merito agli scontri avvenuti a luglio dello scorso anno in Val di Susa, dove come tutti ben sappiamo, si sta procedendo alla costruzione della linea ad alta velocità che collegherà Torino e Lione. Molte, ovviamente, le proteste per questa azione che alcuni rappresentanti del movimento di protesta considerano una mossa politica volta a delegittimare il movimento stesso.
Gli arrestati no tav riportano all’attenzione della cronaca il problema della costruzione di questa imponente e moderna infrastruttura, necessaria al rilancio e all’ammodernamento della nostra economia per alcuni, inutile e dannosa per l’ambiente per altri. La polemica potrebbe andare avanti all’infinito, e probabilmente così sarà. Quel che però vedo nella contesa è, come spesso accade, la mancanza di amore.
Da una parte sembra che ci sia solamente interesse economico e molto menefreghismo per ambiente e salute dei cittadini, dall’altra pare che la esigenze dello stato e dell’economia non contino molto. Il punto è che manca completamente la capacità di comprendersi e trovare soluzioni condivise. Ognuno pone veti senza possibilità di dialogo, e nessuna delle parti chiamata in causa ha interesse a comprendere le motivazioni dell’altra.
Ancora una volta, però, protestare per difendere la propria idea non dovrebbe finire con feriti e danneggiamenti. Il luglio dello scorso anno vide molti poliziotti feriti e tanti manifestanti nelle stesse condizioni. Qui non si tratta di manifestare la propria opinione, ma di sfogare la propria violenza senza senso con la scusa di una protesta che , in moltissimi, portano avanti pacificamente.
Difficile, a mio parere, capire se gli arrestati no tav siano una mossa politica oppure una doverosa azione legale per via di reati commessi. Forse entrambe, forse no. Ognuno, alla fine, difende il proprio punto di vista sostenendolo con prove e ragionamenti precisi. Ma ancora una volta il gioco è quello della contrapposizione e dell’incomprensione. I fattori che influenzano le scelte politiche ed economiche di una nazione come la nostra sono molte e spesso non tutte dichiarate. Difficile quindi sedersi ad un tavolo e cercare soluzioni che siano davvero condivise?
Come mai, a seconda del punto di vista scelto, le valutazioni ambientali e di fattibilità sono opposte? Ad esempio, parlando di un’altra contestata infrastruttura nazionale, il ponte sullo stretto di Messina, alcuni esperti sostenevano che il ponte era sicuro, altri che i fondali erano inadatti. Possibile analizzare in modo così incoerente lo stesso aspetto?
Credo che il vero problema, in fondo, sia la volontà di dialogare, di comprendersi e di fare l’interesse di tutti e non di pochi o del proprio gruppo. Fino a che continueremo a puntare al nostro interesse, incuranti delle esigenze altrui, soprattutto a lungo termine, continueremo a vedere le stesse cose in modo differente, a non volerci intendere e capire. Amare significa ascoltare e rispettare, ma dove le persone non vengono prima di soldi, potere e convenienza personale, ci sarà sempre poco amore e poca pace.