
A Lampedusa l’immigrazione non è l’unica storia da raccontare
Cristo si è fermato a Lampedusa di Fabio Manenti è un testo che indaga con poesia e completezza la realtà dell’isola di Lampedusa, in cui quella dell’immigrazione è spesso considerata l’unica storia da raccontare. Ci sono, invece, tante altre voci a cui dare ascolto e risalto all’interno di una striscia di terra estrema, complessa e bellissima.
Lampedusa non è solo l’immigrazione di interi popoli che raggiungono le sue sponde in cerca dell’estrema salvezza. È anche la terra degli stessi lampedusani, scrigno di storie, mare di problemi, possibilità di salvezza e redenzione. È quanto racconta con estrema poesia Fabio Manenti nel suo Cristo si è fermato a Lampedusa. Allah è solamente sbarcato (Battei Editore, 2013).
L’autore riesce a dare voce con precisione, completezza e passione, a chi spesso una voce non ce l’ha. Il destino di Lampedusa è segnato nella sua geografia: essere terra d’approdo per chi proviene da quel continente così lontano e così vicino che è l’Africa. Per coloro che riescono a salvarsi dalla furia del mare e dalla crudeltà di un viaggio inconcepibile, Lampedusa è la terra promessa, il primo approdo verso un futuro migliore.
Ma, come precisa l’autore, Lampedusa è «l’isola che non c’è, tanto per i migranti d’Africa, quanto per l’Italia distratta». Le storie che Fabio Manenti racconta, infatti, non sono solo quelle di gente disperata che proviene da un altro mondo passando per quello scoglio nel Mediterraneo. Sono anche e soprattutto le storie di chi quell’isola la vive per scelta e con le sue gioie e i suoi dolori ci deve fare i conti giornalmente.
Ecco allora comparire le vicende del Maresciallo, del Comandante dei Carabinieri, del Sindaco, dell’anziano del paese, della studentessa curiosa, del ragazzo lavoratore, della maestra della scuola, del professore di Liceo, dello studioso e storico dell’arte. Sembrano i personaggi di una fiaba, che l’autore ci fa conoscere delineandone in modo sublime, ironico, caratteristico le peculiarità fisiche, ma soprattutto i tratti dell’anima. Per tutta la durata del racconto è come se a Lampedusa ci fosse stato anche il lettore: sembra di sentire l’odore del mare, il calore del sole, la paura durante la notte di tempesta, lo scombussolamento del cuore quando qualcuno ci racconta una storia importante.
Lampedusa e il suo mare di problemi. Uno, quello più visibile, eclatante e, anche, per fortuna, mediatico, è quello degli sbarchi clandestini. La gente dell’isola li vive con paura, la paura di non riuscire a mettere le mani sui guadagni sperati per la stagione estiva, spesso gli unici per sopravvivere durante il resto dell’anno. La paura di vedere la strada principale del proprio paese di nuovo invasa da volti stranieri, come in quell’incredibile settembre del 2011, quando i tunisini sbarcarono a migliaia a seguito del crollo della dittatura di Ben Ali.La gente dell’isola affronta quei volti anche con solidarietà, però, offrendo un vestito o un pasto caldo, facendo da vedetta anche quando Lampedusa non pullula di turisti. Li affronta con rassegnazione, consapevole che la “colpa” non è di nessuno, se non di un governo troppo sordo e cieco di fronte a un problema umanitario grande, europeo, mondiale.
Il problema di Lampedusa non è solo quello dell’immigrazione. I lampedusani devono fare i conti con il loro essere isola di un’isola, con la loro posizione estrema. A certe latitudini anche elementi scontati come luce, acqua, beni di prima necessità, benzina diventano fonte di preoccupazione: basta che il mare, un giorno, decida di fare i capricci più del solito e tutto si ferma. Ci sono anche dei malati terminali a Lampedusa, che, spesso, non possono che affidarsi al destino quando non gli sono concesse cure specializzate sull’isola. Poi la scuola, il fenomeno dell’assenteismo dei professori e i ragazzi che non hanno un edificio sicuro in cui fare lezione e guadagnarsi il passepartout per un futuro diverso, magari sulla terraferma.
Lampedusa è un’isola problematica, ma della quale ti innamori o quantomeno, vivendoci un po’, ne rimani inevitabilmente segnato. Quella dei suoi abitanti è una storia che trasmette un importante invito alla lotta, all’autenticità e alla comprensione. Cristo si è fermato a Lampedusa è un testo indicato a chi vuole saperne di più su una realtà complessa e meravigliosa, spesso taciuta, spesso dimenticata o accantonata. È un’indagine coinvolgente che esplora da un punto di vista insolito e diverso un tema a volte banalizzato. È un volume scorrevole, incantato, profondo e ironico che si può leggere come un piacevole romanzo, un suggestivo reportage giornalistico o un approfondito studio antropologico e sociologico. Assolutamente consigliato.
Silvana Calcagno