127.000 posti di lavoro introvabili. E lo stage ancora non funziona

Mentre la disoccupazione sale al 30%, Unioncamere presenta uno studio sulle “professioni introvabili” del 2012: 117.000 posti di lavoro, di cui 28.540 nelle aziende artigiane, e tempi di ricerca del personale che sfiorano i dodici mesi.

In Italia aumenta la disoccupazione e la ormai famigerata crisi imperversa in maniera sempre più forte. Eppure, esistono ancora professionalità introvabili, stimate a quota 117.000 per il 2012. Lo afferma un recente studio di Unioncamere, dimostrando che le posizioni introvabili abbracciano diversi ambiti e diversi livelli: farmacisti, sviluppatori di software, infermieri, progettisti meccanici e metalmeccanici; ma anche addetti alla reception, operatori di mensa, carpentieri, tornitori, autisti di pullman; e ancora, tra le aziende artigiane, idraulici, copritetto, pavimentatori, parrucchieri ed estetiste. Queste sono le professioni introvabili del 2012. Queste sono le figure che le aziende cercheranno e difficilmente riusciranno a trovare, con tempi di selezione anche di dodici mesi.

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Ma dove sono finiti gli idraulici? Dove si sono nascosti gli infermieri? Dove sono spariti parrucchieri ed estetiste? Di fatto, di professionalità alle prime armi, fresche di studio, ce ne sono parecchie. Il problema è che le imprese non si accontentano della disponibilità. Oggi le aziende chiedono esperienza. E i ragazzi neo-diplomati o neo-laureati difficilmente riescono ad averla, se nessuno li vuole perché sono alle prime armi. Ferruccio Dardanello di Unioncamere sostiene che andrebbe «integrato meglio il momento della formazione scolastica e universitaria con quello della formazione sul lavoro, valorizzando quindi tutte quelle modalità che consentano di avvicinare i giovani alla realtà delle imprese, attraverso, ad esempio, percorsi di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocini formativi». Va formata la professionalità, va fornita esperienza. Il sistema, se continua a muoversi come ha sempre fatto, non funziona e non funzionerà. Tante denunce sono state fatte a carico di stage poco produttivi e tirocini in cui lo sfruttamento del lavoratore è massimo e il tentativo di inserirlo nel mercato di lavoro, invece, minimo. Eleonora Voltolina, divenuta la massima esperta in merito, grazie al suo blog “Repubblica degli stagisti”, ha più volte denunciato questa situazione e, convinta sostenitrice dello stage serio e proficuo, continua a portare alla luce le situazioni tutte italiane di tirocini inutili, spesso volti a far fare solo fotocopie. Se uniamo il pensiero della Voltolina a quello di Dardanello, diventa chiaro come sia proprio questa la chiave di volta di un possibile ribaltamento della situazione. Miglior qualità dei tirocini, quindi, e maggior integrazione del momento studio-lavoro, con caratteristiche che tutelino le aziende, questo sì, ma che finalmente guardino allo stagista fornendogli diritti e possibilità. Altrimenti, continueremo a cercare un idraulico per dodici mesi e le professioni introvabili saranno destinate a crescere.

Silvia Signoretti

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